CHE COSA SONO
Sono formazioni di origine vascolare, di natura più arteriosa che venosa e risiedono nella sottomucosa anale. Sono strutture anatomiche normali del canale anale, presenti fin dalla nascita hanno un ruolo fisiologico e solo in seguito, a causa di vari fattori, si trasformano in malattia emorroidaria.
Le emorroidi vengono comunemente distinte in interne, quelle poste nel canale anale al di sopra della linea pettinata (posta ad 1,5 cm. dal margine anale) ed esterne quelle poste nella zona sottocutanea del margine anale (Fig. 1). Spesso le emorroidi esterne vengono confuse per quelle interne che, essendo voluminose, prolassano dall’ano; sono abbastanza rare e si presentano come masserelle più o meno congeste, bluastre.
Le marische, non sono emorroidi esterne, ma delle piccole escrescenze carnose presenti sul margine anale le quali spesso sono il segno, rimasto, di pregresse tromboflebiti delle emorroidi esterne o della presenza di una ragade anale.
CAUSE DI INSORGENZA
La malattia emorroidaria inizia prima dei trent’anni, senza distinzione di sesso.
I fattori predisponenti sono quello ereditario, familiare e costituzionale, a cui si aggiungono i fattori scatenanti quali le turbe dell’alvo e momenti della vita genitale femminile quali le mestruazioni, la gravidanza e il parto. Non solo la stitichezza ma anche la diarrea, in egual misura, scatena la crisi emorroidaria.
MANIFESTAZIONE
Il sintomo più importante è il sanguinamento (sangue rosso vivo) che compare spesso al termine della defecazione e deve essere distinto dal medico dal sanguinamento di origine più profonda caratteristica di altre patologie del colon.
Il prurito anale è spesso presente nella malattia emorroidaria.
Il dolore è sovente assente, quando presente è contemporaneo alla defecazione. Esso non è caratteristico della malattia emorroidaria ma delle complicanze quali la trombosi emorroidaria interna e/o esterna o di altre patologie anali.
TRATTAMENTO E CURA
Le regole igienico-alimentari richiedono un’igiene locale, senza eccessi, che consiste in bide’ tiepido-caldi con saponi neutri e in caso di prurito l’aggiunta di una bustina di camomilla nell’acqua.
L’alimentazione deve essere regolare, ricca di scorie ed acqua (almeno due litri al dì), povera di spezie, bevande alcoliche, cioccolata, caffè, fumo.
La regolarità dell’alvo è un fattore indispensabile.
Il trattamento delle emorroidi varia col variare degli stadi della malattia che normalmente ne prevede quattro (Fig. 2).
Nel primo stadio (emorroidi di I°) avviene la semplice dilatazione delle vene sotto sforzo; nel secondo stadio (e. di II°) vi è l’esteriorizzazione delle emorroidi sotto sforzo che si riducono spontaneamente; nel terzo stadio (e. di III°) le emorroidi prolassano sotto sforzo, sono riducibili solo manualmente, nel quarto stadio (e.di IV°) le emorroidi sono costantemente esteriorizzate e non si riducono manualmente.
TRATTAMENTO AMBULATORIALE
Il trattamento ambulatoriale può avvenire mediante scleroterapia, fotocoagulazione, legature elastiche, crioterapia.
La tecnica maggiormente usata è quella delle legature elastiche per emorroidi del I°-II° (Fig.3). Essa consiste nell’asportazione dell’emorroide in più sedute, applicando al di sopra del gavocciolo emorroidario un laccetto di cauciù che causa un’ischemia del tessuto e la successiva caduta della porzione di emorroide legata. La sensazione è data dalla presenza di una piccola pallina (come una piccola masserella fecale) del canale anale e di un senso di peso della durata di un paio di giorni al massimo.
A distanza di 5-8 gg. A volte è possibile vedere un lieve sanguinamento dato dalla caduta dell’emorroide. Il trattamento prevede quattro sedute, almeno, distanti circa 15 gg. ed un massimo di due legature per volta.
Nei casi di sanguianmento emorroidario e/o emorroidi di II°, ano rosso emorragico, la foto coagulazione a raggi infrarossi è la tecnica d’elezione.
Essa determina un punto di necrosi ben delimitata in superficie ed in profondità a livello della mucosa sopraemorroidaria. Sono previste circa quattro sedute a distanza di 15 gg. e di due tre applicazioni su ogni pacchetto emorroidario.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Da ormai 10 anni circa è possibile trattare le emorroidi sanguinanti del II° – III° senza intervenire direttamente su di queste. La tecnica HAL DOPPLER prevede l’individuazione dei rami arteriosi che alimentano le emorroidi e la loro successiva legatura con un punto sotto giuda doppler.
L’operazione avviene al di sopra della linea pettinata dove non esistono fibre sensitive e quindi non è dolorosa. Si viene ad ottenere una riduzione del flusso emorroidario con conseguente riduzione del volume delle stesse, la mucosa viene ancorata al tessuto sottostante e questo ne determina la scomparsa del sanguinamento evitando un dolore postoperatorio e lunghi tempi di guarigione delle ferite come nelle tecniche chirurgiche tradizionali. L’intervento può essere eseguito in regime di Day Surgery , in anestesia
locale o locoregionale con la possibilità di riprendere da subito una vita regolare, non necessita di medicazioni. Questa recente tecnica vuole essere un alternativa più efficace, rapida e risolutiva in tutti quei pazienti che presentano delle emorroidi sanguinanti e che normalmente sono trattati con legature elastiche.
IL trattamento chirurgico tradizionale è di norma previsto nei casi più gravi III°- IV°.
1) L’emorroidectomia sec. MILLIGAN MORGAN è la tecnica più usata al mondo e comporta l’asportazione (legatura e sezione) di tre pacchetti emorroidari interni a ore 3, 8, 11 (in posizione ginecologica) e della componente esterna emorroidaria.
L’anestesia è locale e consiste in quattro iniezioni con ago da insulina in sede perianale; l’intervento di norma dura circa venti minuti.
2) l’emorroidectomia con LIGASURE (radiofrequenza) è una tecnica recentissima eseguita solo in alcuni centri in Italia, tra cui il nostro.
Essa prevede l’asportazione dei pacchetti emorroidari esterni ed interni senza bisturi elettrico e senza punti di sutura (responsabili principalmente del dolore post operatorio, della sensazione di peso e di defecazione ostruita), permettendo una sensibile riduzione del dolore postoperatorio.
Consigliamo questa tecnica a tutti quei pazienti che non vengono operati con la Stappler e presentano emorroidi di III°-IV°con emorroidi esterne importanti.
3) La prolassectomia l’emorroidopessia con STAPPLER, tecnica innovativa, è consigliata in quei pz. che presentano oltre a delle emorroidi interne di III° un prolasso mucoso del retto di II°-III° ed una componente esterna eomorroidaria minima. L’anestesia eseguita preferibilmente è di tipo spinale. Questa tecnica riduce drasticamente il dolore postoperatorio permettendo una rapida ripresa dell’attività lavorativa dopo soli 4-5 gg. dall’intervento.
In tutti i casi i pazienti vengono ricoverati alla mattina dell’intervento e dimessi la mattina seguente, salvo complicazioni. La sera precedente all’intervento e il mattino seguente il paziente dovrà eseguire un clistere rimanendo a digiuno dalla mezzanotte.
DECORSO OPERATORIO
Il decorso post operatorio prevede, solo nei casi di emorroidectomia, l’assunzione di antidolorifici (Ketorolac XXV gocce 20 minuti prima della defecazione), bagni con euclorina per 8 gg. e successivamente con sapone, l’aasunzione di 1 bustina di Isolcolan al giorno per tre giorni,una dieta ricca di scorie ed acqua almeno due litri al dì, nessuna restrizione dietetica.
Il controllo post operatorio avverrà per tutti i pazienti operati dopo 7 gg. dall’intervento e successivamente dopo 30 gg. La guarigione è prevista nell’intervento di emorroidectomia dopo circa 30-40 gg. e necessita l’uso quotidiano di un pannolino per il modesto sanguinamento nei primi giorni e per la successiva produzione di secrezioni (circa un mese). Nell’intervento con Stappler non essendoci ferite esterne l’uso quotidiano del pannolino sarà necessario solo per alcuni gg. per il modesto sanguinamento se presente.